CORRI
ALLA ROMOLA
L’ultima
volta che ho scritto una cosa per Stefano (attuale segretario della
società, ma anche mio vecchio compagno di banco a scuola –
carramba!) si trattava di una ricerca su La vita di Galileo di
Bertolt Brecht, in quarta ragioneria, per la nostra profe d’Italiano
Violetta De Filippo, un’insegnante non vedente che ci ha insegnato
a vedere.
Evidentemente
è un segno perché come la Terra del buon vecchio Galileo così il
podista, nel suo piccolo, Eppur si muove!
È
lui che in settimana ci ha chiamati uno a uno (Stefano, non Galileo).
«Devi
venire, Non puoi mancare domenica, devi essere la mia "spalla".
La tua presenza è necessaria: Occorri
alla Romola!»
Ecco
il vero nome della corsa, allora.
Anche
se, diciamolo, era dura, e su qualche salita sono stato lì lì per
chiedere l’intervento dell’ambulanza rischiando di trasformare la
gara in un più adeguato Soccorri
alla Romola.
La
giornata è splendida e, in un mondo perfetto, saremmo andati tutti a
Baratti ma, tant’è, ormai c’eravamo inguaiati in questa
avventura corridora e ci siamo dovuti accontentare di questa Buca
delle Fate di noattri che era il bel percorso saliscendi tra cespugli
di scope e maestosi pini.
Li avete visti i pini o eravate troppo impegnati a non schiattare? Io non li ho visti, ma ho letto sul
volantino che c’erano, perché non crederci?
Quanto
alla gara e all’infelice scelta del giorno post ora legale, si
vedeva che parecchi risentivano di questo simil jetleg o, comunque,
l’hanno usato come scusa (i più scafati hanno invece addotto cene
del sabato sera a base di cinghiale) per giustificare prestazioni
ancora non proprio da primato.
La
mia personale sfida invece mi rivede contrapposto ad uno zio della
mia prima gestione matrimoniale: lo zio Carlo. Il temibilissimo Carlo
B., un categoria oro che lèvati!, corre per la Polisportiva Nave ma,
a parte questo, è il mio obiettivo di riferimento. Mi aveva dato le
paghe nella nostra gara a Grassina e poi di nuovo all’Oltrarno dopo
avermi illuso rimanendomi alle spalle per dieci chilometri.
Solo
al trofeo della Nave l’avevo preceduto al traguardo, ma solo perché
lui era di servizio.
La
Romola poteva essere la volta buona per lasciarmelo alle spalle. Lo
vedo dalle parti della punzonatura e provo ad intimidirlo con una
stretta mortale al collo buttando là una battuta, ma niente, è una
roccia.
Lo
sparo, o quel che era, si parte!
Non
lo vedo lo zio Carlo e sto ben attento a non farmi superare. Ogni
volta che noto con la coda dell’occhio affiancarsi una maglia
biancoverde temo il sorpasso fatale, ma tengo botta. Al rifornimento
trangugio tè e spicchi d’arancia senza quasi fermarmi, lo zio
Carlo figuriamoci se s’alimenta in gara.
Lungo
il percorso, i tranci di verde Toscana che puoi affettare con lo
sguardo sono mirabili e fantastici anche se non possono, ahimè,
competere con gli impianti semaforici lampeggianti, le rotonde,
l’asfalto grezzo, i casermoni e la tremolante linea verdolina da
calpestare della recente Mezza di Scandicci.
Dopo
il mangiaebevi per i boschi torna la strada bianca e poi di nuovo la
strada e gli ultimi due chilometri di discesa, mollo gli ormeggi e mi
butto giù a capofitto, nessuno può superarmi, è fatta, penso.
L’ultimo
falsopiano e poi l’arrivo. Segna segna, amico, sono il 794, 7 9 e
4, bravo. Sospiro di sollievo, mi dirigo al rifocillo.
Però
manca poco svengo, lo zio Carlo mi sta venendo incontro e ha già un
bicchiere in mano e la crostata in bocca.
Furio
bravo!!! Ecco acquistato un'altro scrivano runner!!
RispondiEliminaComplimenti sei un bravissimo scrittore, ma alla prossima devi battere lo ziao Carlo!!
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