domenica 1 maggio 2016

La mia prima trail: 8km... ma duri come 21!!

Quelli delle 6.30 alla Redi...

Levataccia oggi, (ma giuro è l'ultima, eh!) per andare a correre per i borghi di Michelangelo e San Francesco (non lo sapevate eh, che erano podisti anche loro...allora sapevatelo!!) una 21 Km trail.
Una oretta e mezza di macchina e... oppalàààà! Tutti pronti insieme ai propri simili, bardati come militari che partono per il golfo.
Scarpe con tasselli da fare invidia a un ferramenta, suole rigide come panche, calze a compressione controllata in etniche fibre di ultima generazione. E sopratutto: il camelbak da 5litri, con inserito nelle "cariatidi": cellulare, telo argentato di sopravvivenza, mottini di qualsiasi tipo, bombe fantozziane e sopratutto fischietto modello: "salvamimisonperso".
Chiaramente, scontatamente: prima di categoria!

Io? Vabbè, per me è la prima trail, solo 8km: circuito corto. Solo scarpe da trail e tenuta d'ordinanza leggermente invernizzata, visto l'umido e il freddo.
Si parte! E si parte malissimo!! Nei i borghi strettissimi non si riesce a sviluppare il passo, c'è muschio e le suola rigide benché tassellate non aiutano: si slitta. Va gestita la coppia motrice: passo felpato e motore al minimo....
Quello del: "Oggi vo piano..." 1° di gruppo!!
Si esce dal paese, si imbocca un tratturo in salita. Agile, mi metto sul mio ritmo, divido per due e penso solo a respirare e a divertirmi. Gli altri davanti volano.
Rispiana: iniziano i problemi, tanta tanta mota!! Faccio appello ai tasselli delle mie fide scarpe da trail e faccio il primo sorpasso: Metto dietro il Francioni, che sbandando pericolosamente si confessa: è partito con le scarpe da calcetto. La tassellatura non è sufficiente e la suola troppo morbida. Penso: "...La potenza è nulla senza il controllo..." e inizio a puntare la sua Monichina...
Si sale, la mota aumenta, i "vikinghi" passati prima hanno scavato il terreno, ci vuole attenzione.
Si cammina veloce e si cerca il punto buono per attaccare la salita, che scopro essere in quello che pare il punto più sbagliato: un rivolo d'acqua. L'acqua pulendo il fondo lascia scoperti i sassi su cui attacco bene. Decido di correre nell'acqua.
Con questo sistema, e non lesinando sullo sforzo, stacco la Monica e "aggancio" Steve e la Rossana.
Proprio poco prima del primo crinale, su un fondo colloso e mezzo, mi impegno al massimo, tento di correre il più possibile e li metto dietro.
Una grande gara merita di sicuro un grande ristoro...
ma non sarà un pochino troppo?
La Rossana: "accipicchia come tu vai!!" e io "O Rossana, ma io ho una prospettiva di 8km, mica di 21 come voi? Vai, vai che andate bene!!". Mai frase fu più sbagliata e antiprofetica miei cari lettori...
Segue un kilometruzzo andante pieno di pozze, di mota e tranelli vari, che mi sbologno con non poco sforzo, ma bene e arrivo al primo ristoro.
"Manca molto al bivio per la 8?".  "Poco più avanti! vai tranquillo!!"
Io sono andato avanti tranquillo, e dopo averlo chiesto quelle 5/6 volte ho guardato il Garmin e ho capito: 10Km... Sbagliato io? Sbagliato loro? Chissà... bisogna arrivare a 21. Panicooooo!!!
Mollo il ritmo, Rossana e Stefano mi riagganciano, "piango" per un po'. Poi chiudo la bocca e lotto.
Freddo. Un freddo bestia, sotto il bosco del santuario. Non c'ero preparato, i vestiti son poco, l'unica è impegnarsi per sviluppare calore. Ancora ci riesco e poi successivamente trovo la parte più "facile": 3 o 4km di discesa che mi portano poi ai 15Km.
Rossana e Stefano continuano a sopportarmi/supportarmi. E così si arriva all'ultimo ristoro: dove "confesso" di essermi perso, di non avere bicchiere, viveri, insomma: nullatenente!! E i ristoratori, pietosi,  mi daranno da bere l'acqua rovesciandola sulle mani, successivamente berrò due volte prendendola direttamente da due fiumiciattoli.
Si arriva all'ultima salita: non difficile, ma dura, perché ormai son finito. La arranco in qualche modo fino a che non rimane che l'ultima discesa.
4Km ritti, duri, con tutto. Sassi, mota, erba, inclinazioni folli, curve in contropendenza....
"stracollerò" per ben tre volte con il piede sinistro, la muscolatura non è più in grado di reagire a sforzi repentini, aumento l'attenzione, ma non mollo. Ormai il "puzzo" del traguardo è lì a poche migliaia di metri. E alla fine il traguardo arriva: scortato da Stefano e la Rossana, mi presento esausto e sudicio davanti al display che segna 3h22m18s.
Felice ed esausto, guardo lo speaker e gli dico: "scusa, il bivio per la corta?".


Bonus photo per il nostro "Ario" e i suoi trapattoniani discorsi possibili su whatsapp

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