Marniatona [con note]
Il percorso,
chiaramente tracciato da Genny a’ carogna, era a dir poco infido e
presentava tratti sdrucciolevoli e altri zuppi di fanghi,
all’apparenza nemmeno curativi.
Siamo in diversi della società chi per
la corta da 17, come il sottoscritto [1], e chi per il Marnia Trail
da 28 km. Ci sono Grazia, Andrea, Rossana, Stefano, Milena, Monica,
Tiziana, Giancarlo, Valdemaro, Luciano, Luigi,Paolo, Mario e
David.
Costringiamo il riluttante Stefano a
togliersi il mocassino marrone e a indossare le scarpe da trail
mentre Tiziana mi chiede a cosa servano [2].
Alla punzonatura l’inossidabile zio
Carlo mi dà la lieta novella che farà la 28, giusto per scaricare
dopo la maratona di Rimini della settimana scorsa.
Lancio il mio fido runkeeper (no, non
me lo compro il garmin!) e via si parte andando subito su, verso il
Castello di Sammezzano, dove è posto anche l’arrivo: il tempo di
dare un sbirciatina che ci deviano all’istante verso rotte
forestali ignote ai più.
Sento il fiato sul collo di Giancarlo
che dà il meglio di sé filando ch’è un piacere in quest’aria
valdarnina pure troppo fresca, e la maglia termica ci sta tutta.
Si scende a rotta di collo e poi si
risale su una serie di strade bianche, belle e corribili anche se, a
detta di molti, poco trail [3].
Finalmente arriva una discesa non tanto
ripida dove, in teoria, potresti recuperare fiato e minuti, ma il
duro monito vergato in rosso su un cartello al limitare dei campi mi
fa pensare bene di rallentare: VAI PIANO – SI SPACCA LA COPPA.
Amico, se cerchi qualcuno che accetta consigli sull’andatura, l’hai
trovato.
In ogni modo La Fratellanza Popolare
controlla la corsa [4], così siamo razionalmente sparpagliati lungo
tutto lo snodarsi del plotone: verso la testa, in mezzo e pure
qualcuno in coda.
C’è anche Rossana che si finge
ipovedente nella speranza di essere raccattata da un pastore tedesco
guida e trascinata su per le salite, ma dovrà accontentarsi della
compagnia del maritino che la guida tra i perigli al meglio. E nel
pomeriggio le promette pure di portarla a Careggi [5]
Attorno al decimo chilometro mi
comincia ad andare a fuoco la pianta del piede destro, soffro in
silenzio, ho le SpeedCross nuove di zecca e, salomonicamente,
devono essere giuste per forza [6].
IL FATTACCIO [7]
Poche ciance, Tiziana, scarpa da
asfalto e adrenalina a mille, si scatafionda giù per la discesa
manco fosse Savoldelli alla Milano Sanremo, piglia male le misure di
una sozza pietra sporgente[8], inciampa e cade lunga distesa a
rotoloni. Grazia che veleggia nei paraggi si ferma assieme a un altro
paio di pietosi runners, così l’aiutano a rialzarsi e a fare
l’inventario delle ferite: graffi da gatto sparsi per tutta la
faccia e un buco in un ginocchio che nemmeno quando s’era ragazzi.
Comunque, quando arriverà l’ambulanza
la nostra eroica rappresentante sarà già lanciata verso il
traguardo, seppure al ponticino, visibilmente scossa, cercherà di
svoltare in direzione Burchio [9] nonostante 3 frecce 3 a indicarle
dove cavolo indirizzare quel paio di scarpe da strada che
cocciutamente si porta ai piedi.
Poco dopo la caduta, succede che alcuni
testimoni giurino d’aver visto passare il giovane C.R. [10] che
imbattendosi nel gruppetto soccorrente la sua compagna di società,
nonostante ormai la pozza di sangue sia estesa in maniera
preoccupante, tiri di lungo perché in odore di un buon piazzamento a
ridosso dei cento.
Ora può capitare a tutti di assistere
a una caduta. Infatti, anche proprio davanti a me è caduta una
ragazza, ma io mi sono fermato, le ho chiesto come stava e non appena
mi sono accertato che poteva riprendere la corsa l’ho spinta giù
da un balzo. Ma era dell’Oltrarno, cristo.
Una compagna di società non la si può
abbandonare così, questo mi sa che c’è scritto pure nello
statuto.
Per amor di verità va detto che C.R. passando dal luogo incriminato, pare che una parola di conforto
l’abbia anche buttata là [11].
NOTE
[1] “Perché te non fai la 28?”
“Amo ancora troppo la vita, piccola.”
[2] Innanzitutto servono a farti
comprare un altro paio di scarpe e poi, forse, non ti eviteranno una
caduta, ma t’insegneranno a cadere con stile: tassellato,
impermeabile e luminescente all’arrivo del toboga.
[3] Vuoi mettere il Borbotto? Sveglia
trailer!
[4] Proprio come fa la nazionale
italiana di ciclismo ai mondiali.
[5] Sempre meglio che andare all’Ikea,
mi confiderà.
[6] Mentre scrivo mi sto facendo un
pediluvio di acqua calda e aceto. Serve? Probabilmente no, ma sempre
meglio che andare all’Ikea.
[7] Possa la mia mano non tremare
mentre mi accingo a narrare di quegli eventi mirabili e tremendi cui
stamattina mi accadde di assistere. E Dio mi conceda la grazia di
essere testimone trasparente e cronista fedele di quanto allora
avvenne in un luogo remoto a nord di Leccio, in una discesa di cui è
pietoso e saggio tacere anche il nome.
[8] Probabilmente pure unta da qualcuno
a cui s’è rotta la coppa dell’olio.
[9] La botta in testa l’aveva
ritornata al futuro nel bel mezzo della Fashion Marathon di giugno.
[10] La presunta minore età ci
impedisce di riportare le generalità per esteso.
[11] Permessooo!
Furio
Furio
Furio sei un giornalista mancato, la tua descrizione della gara di stamani è troppo bella. BRavissimo
RispondiEliminaGRazia
Grazia a te.
RispondiEliminaTroppo forte, tutte le volte che leggo questo articolo mi scappa da ridere, hai la stoffa del telecronista, complimenti.
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