domenica 4 maggio 2014

4 maggio 2014 - Marniatona - il post by Furio

Marniatona [con note]

Il percorso, chiaramente tracciato da Genny a’ carogna, era a dir poco infido e presentava tratti sdrucciolevoli e altri zuppi di fanghi, all’apparenza nemmeno curativi.
Siamo in diversi della società chi per la corta da 17, come il sottoscritto [1], e chi per il Marnia Trail da 28 km. Ci sono Grazia, Andrea, Rossana, Stefano, Milena, Monica, Tiziana, Giancarlo, Valdemaro, Luciano, Luigi,Paolo, Mario e David.
Costringiamo il riluttante Stefano a togliersi il mocassino marrone e a indossare le scarpe da trail mentre Tiziana mi chiede a cosa servano [2].
Alla punzonatura l’inossidabile zio Carlo mi dà la lieta novella che farà la 28, giusto per scaricare dopo la maratona di Rimini della settimana scorsa.
Lancio il mio fido runkeeper (no, non me lo compro il garmin!) e via si parte andando subito su, verso il Castello di Sammezzano, dove è posto anche l’arrivo: il tempo di dare un sbirciatina che ci deviano all’istante verso rotte forestali ignote ai più.

Sento il fiato sul collo di Giancarlo che dà il meglio di sé filando ch’è un piacere in quest’aria valdarnina pure troppo fresca, e la maglia termica ci sta tutta.
Si scende a rotta di collo e poi si risale su una serie di strade bianche, belle e corribili anche se, a detta di molti, poco trail [3].
Finalmente arriva una discesa non tanto ripida dove, in teoria, potresti recuperare fiato e minuti, ma il duro monito vergato in rosso su un cartello al limitare dei campi mi fa pensare bene di rallentare: VAI PIANO – SI SPACCA LA COPPA. Amico, se cerchi qualcuno che accetta consigli sull’andatura, l’hai trovato.
In ogni modo La Fratellanza Popolare controlla la corsa [4], così siamo razionalmente sparpagliati lungo tutto lo snodarsi del plotone: verso la testa, in mezzo e pure qualcuno in coda.
C’è anche Rossana che si finge ipovedente nella speranza di essere raccattata da un pastore tedesco guida e trascinata su per le salite, ma dovrà accontentarsi della compagnia del maritino che la guida tra i perigli al meglio. E nel pomeriggio le promette pure di portarla a Careggi [5]
Attorno al decimo chilometro mi comincia ad andare a fuoco la pianta del piede destro, soffro in silenzio, ho le SpeedCross nuove di zecca e, salomonicamente, devono essere giuste per forza [6].
IL FATTACCIO [7]
Poche ciance, Tiziana, scarpa da asfalto e adrenalina a mille, si scatafionda giù per la discesa manco fosse Savoldelli alla Milano Sanremo, piglia male le misure di una sozza pietra sporgente[8], inciampa e cade lunga distesa a rotoloni. Grazia che veleggia nei paraggi si ferma assieme a un altro paio di pietosi runners, così l’aiutano a rialzarsi e a fare l’inventario delle ferite: graffi da gatto sparsi per tutta la faccia e un buco in un ginocchio che nemmeno quando s’era ragazzi.
Comunque, quando arriverà l’ambulanza la nostra eroica rappresentante sarà già lanciata verso il traguardo, seppure al ponticino, visibilmente scossa, cercherà di svoltare in direzione Burchio [9] nonostante 3 frecce 3 a indicarle dove cavolo indirizzare quel paio di scarpe da strada che cocciutamente si porta ai piedi.
Poco dopo la caduta, succede che alcuni testimoni giurino d’aver visto passare il giovane C.R. [10] che imbattendosi nel gruppetto soccorrente la sua compagna di società, nonostante ormai la pozza di sangue sia estesa in maniera preoccupante, tiri di lungo perché in odore di un buon piazzamento a ridosso dei cento.
Ora può capitare a tutti di assistere a una caduta. Infatti, anche proprio davanti a me è caduta una ragazza, ma io mi sono fermato, le ho chiesto come stava e non appena mi sono accertato che poteva riprendere la corsa l’ho spinta giù da un balzo. Ma era dell’Oltrarno, cristo.
Una compagna di società non la si può abbandonare così, questo mi sa che c’è scritto pure nello statuto.
Per amor di verità va detto che C.R. passando dal luogo incriminato, pare che una parola di conforto l’abbia anche buttata là [11].

NOTE

[1] “Perché te non fai la 28?” “Amo ancora troppo la vita, piccola.”
[2] Innanzitutto servono a farti comprare un altro paio di scarpe e poi, forse, non ti eviteranno una caduta, ma t’insegneranno a cadere con stile: tassellato, impermeabile e luminescente all’arrivo del toboga.
[3] Vuoi mettere il Borbotto? Sveglia trailer!
[4] Proprio come fa la nazionale italiana di ciclismo ai mondiali.
[5] Sempre meglio che andare all’Ikea, mi confiderà.
[6] Mentre scrivo mi sto facendo un pediluvio di acqua calda e aceto. Serve? Probabilmente no, ma sempre meglio che andare all’Ikea.
[7] Possa la mia mano non tremare mentre mi accingo a narrare di quegli eventi mirabili e tremendi cui stamattina mi accadde di assistere. E Dio mi conceda la grazia di essere testimone trasparente e cronista fedele di quanto allora avvenne in un luogo remoto a nord di Leccio, in una discesa di cui è pietoso e saggio tacere anche il nome.
[8] Probabilmente pure unta da qualcuno a cui s’è rotta la coppa dell’olio.
[9] La botta in testa l’aveva ritornata al futuro nel bel mezzo della Fashion Marathon di giugno.
[10] La presunta minore età ci impedisce di riportare le generalità per esteso.
[11] Permessooo!


Furio








3 commenti:

  1. Furio sei un giornalista mancato, la tua descrizione della gara di stamani è troppo bella. BRavissimo
    GRazia

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  2. Troppo forte, tutte le volte che leggo questo articolo mi scappa da ridere, hai la stoffa del telecronista, complimenti.

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